Cassin e Compagnoni a Lariofiere

L’11/10 ad Erba per la Mostra Mercato dell’Artigianato Lariofiere è in programma una serata dedicata alla grande montagna. Ospiti Riccardo Cassin, Achille Compagnoni e i Ragni di Lecco.

L’artigianato chiama la Montagna: un grande evento dedicato all’alpinismo costituirà il clou della 29° edizione della Mostra Mercato dell’Artigianato Lariofiere (Erba 5-13 ottobre).

Venerdì 11 ottobre 2002, alle ore 21.00 è in programma presso il Centro Espositivo e Congressuale Lariofiere di Erba (CO), una serata che avrà come ospiti d’eccezione il mitico Riccardo Cassin, l’uomo delle grandi prime sulle pareti delle Alpi e del mondo, e Achille Compagnoni che con Lacedelli raggiunse per la prima volta la cima del K2 nel 1954. All’appuntamento saranno presenti i Ragni di Lecco di cui Cassin è sempre stato uno dei più grandi esponenti.

Nel corso della serata saranno proiettati vari filmati d’epoca e il film inedito sulla spedizione dei Ragni di Lecco sulla Gareth El Djenoun, in Algeria.
Interverranno tra gli altri Gabriele Bianchi, presidente generale del C.A.I. e Marco Citterio, presidente Lariofiere.

Con il contributo della Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia, Club Alpino Italiano.


Riccardo Cassin nella sua carriera ha compiuto circa 2500 ascensioni, di cui 100 prime assolute. Ha scalato in Italia, Svizzera, Francia, Austria, Spagna, Jugoslavia, Scozia, Caucaso, Alaska, Perù, Pakistan, Nepal e Giappone.

Achille Compagnoni alpinista, sciatore, guida alpina e volontario del Soccorso Alpino. Grandissimo scalatore, il 31 luglio 1954 conquista la vetta del K2 (8616 metri).

Ufficio stampa
[email protected]
Valentina Lietti
tel. 02.70004735 fax 02.741922

Cassin, Tizzoni, Esposito di ritorno dopo la prima dello Sperone Walcher alle Grandes Jorasses (ph arch. R. Cassin)

archivio
  intervista a Cassin
  spedizioni 2002 Ragni di Lecco in Algeria

  Ragni Lecco

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Speed Rock 2002, Valle di Daone, risultati

Sulla diga di Bissina in Valle di Daone (TN), l’ ucraino Zakharov ha vinto la 2a edizione dello Speed Rock.

L’ ucraino Vladimir Zakharov ha vinto lo Speed Rock 2002, il Master di arrampicata di velocità ad eliminazione diretta, che si è svolto domenica 28 luglio sulla parete della Diga Bissina, in Valle di Daone, (TN). Zakharov ha battuto in finale il grande favorito, il polacco Tomasz Oleksy, vincitore dell’ edizione 2001 che proprio nell’ultimo decisivo duello ha “perso” un appiglio rompendo di conseguenza il ritmo della sua corsa. E in questa specialità la coordinazione velocissima dei movimenti di arrampicata è fondamentale, quanto quella dei centometristi in pista.
Alle spalle dei protagonisti della finale, è stato Maxim Stenkovoi a conquistare il terzo posto battendo nella finalina di consolazione Alexey Gadeev.

Le varie fasi della gara, che si correva su tracciati paralleli alti 30 metri, sono stati un susseguirsi di record di velocità. Alla fine il record del percorso, che apparteneva proprio ad Olesky con i tempo di 20”51 ottenuto nella scorsa edizione, è stato ritoccato ben 5 volte. Già nei quarti sia Zakharov prima con 19”64”, sia Oleksy poi con 19” 56, avevano limato il precedente record 2001. In successione, quindi, si sono registrati: i 19” 30 Zakharov nella semifinale contro Maxim Stenkovoi, seguiti dai 18”94 fatti segnare proprio da Olesky nella semifinale vinta contro il russo Alexey Gadeev, ed infine a chiudere i conti l’eccezionale tempo di 18”78 con cui Zakharov ha battuto in finale Olesky.

Decimo si è classificato Riccardo Scarian, l’unico italiano in gara che, bisogna dirlo, ha dovuto affrontare una lotta impari contro atleti, quelli dell’est, che dedicano tutta, o quasi tutta, la loro preparazione a questa specialità, da noi molto meno praticata.

Speed Rock anche in questa seconda edizione si è confermata come una gara unica nel suo genere, e un’occasione per ammirare dei grandi atleti come senz’altro sono i migliori interpreti mondiali dell’arrampicata di velocità.

Informazioni ed iscrizioni:
Pro Loco Daone
teL. 0465 672899

www.prolocodaone.it

[email protected]

 Speed Rock 2001

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Shisha Pangma, Maestri interrompe la salita

Cesare Maestri è stato costretto ad interrompere la salita allo Shisha Pangma per il male acuto di montagna

Cesare Maestri ha interrotto il suo tentativo di salire, a 73 anni, il suo primo ottomila, lo Shisha Pangma (8.014 m). La decisione è stata presa a causa del “male di montagna acuto” i cui primi sintomi sono stati accusati da Maestri già sabato scorso, al termine di una lunga e faticosa marcia per raggiungere il campo base avanzato dello Shisha Pangma, a quota 5600 metri.

Un medico di una spedizione spagnola – una delle 12 presenti sulla montagna – ha prestato le prime cure, grazie alle quali Maestri si è ripreso rapidamente. Domenica 22 e lunedì 23 Maestri ha riposato, recuperando forze ed energie, decidendo però di non proseguire dopo aver sentito il parere del dott. Fabrizio Zamperioli, il medico veronese esperto di malattie dell’alta quota, che da circa un anno ha seguito la preparazione atletica e fisica dell’alpinista trentino per questa spedizione.

Il male acuto di montagna, va preso molto sul serio, e l’unico rimedio è purtroppo scendere. Cesare Maestri l’ha subito fatto in compagnia di uno sherpa e di Sergio Martini, con i quali raggiungerà un campo intermedio e poi il campo base cinese ai piedi dello Shisha Pangma. Per il 28 settembre Maestri conta di essere a Kathmandu da dove, con il primo volo disponibile, rientrerà in Italia.

La “bandiera della pace” – che l’alpinista trentino voleva portare in vetta allo Shisha Pangma – è passata così dalle mani di Maestri a quelle di Sergio Martini che, insieme a Fausto De Stefani, altro himalaysta tra i più famosi, e a Giorgio Nicolodi, tenterà di raggiungere la vetta, non appena le condizioni del tempo miglioreranno. Attualmente, infatti, le temperature sulla montagna hanno raggiunto i – 25 °C sotto zero e la neve caduta ha reso molto pericolosa la salita. Anche le altre spedizioni, ed in particolare quella inglese che si era spinta fino al campo 3 a quota 7200, sono tutte rientrate al CBA in attesa di un miglioramento.

Con il patrocinio: Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi – Presidenza del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento – Comitato italiano per l’Anno internazionale delle montagne 2002 – Filmfestival di Trento” – Club Alpino Italiano – Lega italiana per la Lotta contro i Tumori – Parco naturale Adamello Brenta.

Sponsor tecnici: La Sportiva – Camp – Mello’s – ATS di Vicenza – Ravelli Sport – Alpikom SpA – Corriere delle Alpi – Comune di Trento.

info
  www.alpikom.it
  www.trentinocorrierealpi.it

  presentazione spedizione

Cesare Maestri
n. a Trento il 2/10/1929. Guida alpina dal ’52, Maestro di sci, giornalista e scrittore, conosciuto come il “Ragno delle Dolomiti”, è uno degli alpinisti più famosi al Mondo.

Shisha Pangma (Gosainthan)
8013 metri
Nome tibetano: Cresta sui pascoli del cielo. E’ la 14a montagna per altezza della terra.
Posizione: Himalaya, Cina
Primi salitori: spedizione cinese guidata da Hsiu King, 2 maggio 1964

Uff. Stampa Spedizione
Dott. Marco Benedetti
tel. 339.8630448 — 0461.930552
[email protected]


Sicurezza montagna invernale: utopia o necessita’ ?

Il 10/04, alle 20,30, a Vercelli c/o il Piccolo Studio del Chiostro di S.Andrea di via Galileo Ferrarsi, l’Associazione Fuori di Traccia – ONLUS e la Rivista Montagnard organizzano convegno dibattito sulla sicurezza in montagna organizzato .

Giovedì 10 Aprile 2003, alle 20,30, a Vercelli presso il Piccolo Studio del Chiostro di S.Andrea di via Galileo Ferrarsi, l’Associazione Fuori di Traccia – ONLUS e la Rivista Montagnard organizzano il convegno dibattito: Sicurezza montagna invernale: utopia o necessita’ ? Evoluzione, cultura e comunicazione della sicurezza in montagna.

Il convegno si prefigge di favorire lo sviluppo di una equa cultura degli sport alpini invernali, in particolare dello sci alpinismo e del freeride . Si farà riferimento alla problematica giuridico-amministrativa e si ricercherà un confronto sul concetto aperto di sicurezza.

Interverranno: Guide Alpine, responsabili del Soccorso Alpino, responsabili della sicurezza dei comprensori sciistici, giornalisti, avvocati.

Gli invitati
R. Mantovani -rivista della montagna, G. Daidola – CDA-Vivalda, F. Acquarone rivista Montagnard, E.Marta – rivista Fondo Ski-Alp, E.Previtali – FREE.rider, L. Bizzaro – La Repubblica, G. Boursier – Il Manifesto, Gian Spagnolo – La Stampa, Alberto Re – Pres. Coll.Guide Naz., Renzino Cosson – Soccorso Alpino Valle d’Aosta, Adriano Favre – Resp. sicurezza piste Monterosaski, Lucio Trucco – Resp. sicurezza piste Cervinia, Fabio Iacchini – Istr. Naz. Guide di Macugnaga, Paolo Gualandi – maestro di sci e guida alpina in Val di Susa, Maurizio Fasano – membro soccorso alpino Alagna, Piero Ruffino – Fuori di traccia, Ernesto Bassetti – ObiettivoNeve, Anselmo Cagnati – Centro Valanghe di Arabba, Flavio Saltarelli – Esperto in diritto amministrativo e giurisprudenza legata alla sicurezza in montagna, Michele “Longhez” Cucchi – Resp. Sicurezza piste Alagna. Vari rappresentanti delle amministrazioni locali.

Sicurezza montagna invernale: utopia o necessita’ ?
Evoluzione, cultura e comunicazione della sicurezza in montagna
Giovedì 10 Aprile 2003 – 0re 20,30
Piccolo Studio del Chiostro di S.Andrea
via Galileo Ferrarsi – Vercelli
Associazione “ Fuori di Traccia ” ONLUS
Via Manzoni, 32
13040 – Borgo d’Ale
Vercelli

www.fuoriditraccia.org

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Steve McClure libera 9a Malham, Inghilterra

Steve McClure ha liberato 9a il prolungamento di Raindogs a Malham Cove, Inghilterra, proponendo il grado 9a. La nuova via viene chiamata Rainshadow.

Steve McClure continua a far tremare i vecchi progetti britannici: questa volta ha liberato il prolungamento di “Raindogs” 8a a Malham Cove, proponendo il grado 9a.

McClure ha impiegato 22 giorni di tentativi, distribuiti nell’arco di 2 anni, per completare il “suo” terzo 9a, dopo Northen Lights a Kilsney (2000) e Mutation, Raven’s Tor (1998).

9a per McClure a Kilnsey, Inghilterra
McClure archivio news
www.ROCKFAX.com
www.ukclimbing.com

Malham Cove, Yorksire.
Foto Alan James ROCKFAX

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Oltreconfine, nuova via sul M.te Ginnircu, Sardegna

Fabio Palma, Matteo Della Bordella e Domenico Soldarini hanno aperto Oltreconfine (220m, 7c max, 7° obb.) sulla parete “Amor de Mi Vida” del Monte Ginnircu (Supramonte di Baunei, Sardegna). Prima libera di Paolo Spreafico.

Nuova via “sarda”, aperta in due round (7 giorni complessivi nell’ottobre 2006 e maggio 2007), per i Ragni di Lecco Fabio Palma, Matteo Della Bordella e Domenico Soldarini sulla parete “Amor de Mi Vida” del Monte Ginnircu (posto tra la Punta Giradili e Il Regno dei Cieli) sul Supramonte di Baunei. La stessa dove i tre avevano già aperto “E non la vogliono capire”, via che reputano meno impegnativa di questo loro nuovo itinerario.

Via Oltreconfine, così si chiama il nuovo itinerario in omaggio all’omonimo e bellissimo libro di Cormac Mc Carthy, ha una lunghezza di 220m per una difficoltà massima di 7c e un obbligatorio di 7a e tutti i tiri sono stati liberati da Paolo Spreafico, sempre del Gruppo Ragni. Manca ancora la Rot Punkt.

Via OLTRECONFINE, parete “Amor de Mi Vida”
di Fabio Palma

Parziale omaggio al capolavoro di Cormac Mc Carthy, Oltre il confine, e a tutta quella gente che spalanca una porta del mondo per rimettere a posto un’ansia, una voglia, se stessi.

La parete scovata nel 2005 ci ha ripresi ad Ottobre 2006, e forse ci riprenderà ancora, visto le tante linee che sembrano chiamare. Ogni volta ci confrontiamo con noi stessi, con quanto abbiamo fatto su Portami Via, ma giusto un mese fa io e Matteo abbiamo rivisto da vicino la famigerata L5 della via aperta al Wenden, abbiamo capito che una cosa così è irripetibile. Come se si fosse iniziato subito dal meglio di se stessi, e poi si sia costretti a rincorrere il proprio esempio.

Però aprire è anche donare qualcosa, a noi stessi, a quelli che ripeteranno, ad un posto che ti ha avviluppato. E la Sardegna è uno di quei posti, con la costa che lascia Santa Maria Navarrese quasi ribelle a strade e insediamenti, con quelle pareti lunghe km, e vergini, come è sempre più difficile trovare nelle Alpi.

La via è una evidente linea che affronta il grande strapiombo iniziale della parete per la sua parte più debole (roccia delicata all’inizio), raggiungendo poi quella zona di canne parallele che rende la parte bassa della parete un vero e proprio organo. La canna lavorata e ricca di fori di L2 è davvero indimenticabile. Il tiro più facile e rilassante, 6b tutto da proteggere, porta alla cengia intermedia. Ci si sposta di trenta metri per un tiro fantastico e tecnico, e poi per due tiri concatenabili e da non sottovalutare nonostante le difficoltà contenute. Quando poi si è convinti di aver esaurito le parti difficili ecco una sezione violenta e cattiva (Veramente, le cose sbandano sempre diversamente da come te le aspetti…).

Proponiamo 7c max, 7a obb. in più sezioni.(una clessidra abbassa l’obb. da 7b in L4). Chiodatura non pericolosa se si è padroni dell’obbligatorio. I Friends medi piccoli necessari su L3 possono essere utili anche su L2, L4 e L6. La via si conclude venti metri a dx dell’intaglio che divide Amor de mi vida dal Regno dei cieli, volendo ci si può calare dall’alto. In tal caso accesso di 15’ dall’auto: dall’ovile con spiazzo parcheggio per le vie del regno dei cieli incamminarsi per cinque minuti verso Sud e raggiunta una grande quercia prendere l’evidente valletta che si conclude all’intaglio.

Ai cacciatori di OS, consigliamo “rinviarli” sfalsati o allungati su L1 e L4. Possibile concatenare L5+L6 e L7+L8 con corde da 55mt. La via è indubbiamente più dura di “E non la vogliono capire” e credo che L4 sia, per bellezza, comparabile a L2 e L7 di “E non la vogliono capire”. La parete, per inciso, vede per ora le due vie più semplici, e si presta a sfondamenti fragorosi del grado 8, per linee non forzate.

Aperta in 7gg Ottobre 2006-Maggio 2007, da Matteo Della Bordella, Fabio Palma e Domenico Soldarini. Prima libera Paolo Spreafico. Ombra dalle 13 in Estate, dalle 14.00 in Autunno. La così detta RP è ancora da fare (eravamo stravolti…).

Dell’apertura, ricorderemo a lungo:
Matteo che su L4 parte col cliff in bocca perché, dopo 8 voli piuttosto lunghi, ha capito che sulle due ultime due microtacche non avrebbe potuto bloccare con nessuna delle due mani per il tempo sufficientemente lungo a prendere il cliff dall’imbrago… poi un ciuffo ripulito rivelerà un buchetto, e così anche in questo punto l’obbligato è meno di 7b
L’urlo di Paolo alla libera del primo tiro, mentre io e Dodo siamo su L4. Dopo 15 voli di Dodo e 6 miei, mentre sta arrivando il buio, il successo di Paolo mi dà la carica per un ultimo tentativo, e passo!
Penultimo tiro, arrivo in un posto comodo, recupero il trapano… batteria scarica… riesco solo a forare per un centimetro, mi rinvio alla punta del trapano (!), slego una corda e la butto giù. Siccome strapiomba, Dodo deve inventare un sistema alla circo cinese per lanciarsi nel vuoto e prendere la corda. Mi attacca una seconda batteria, la recupero. E’ passata quasi un’ora… sostituirla, nella posizione dove sono, non è facilissimo. La riuscita dell’operazione e il conseguente sospiro di sollievo è smorzato sul nascere…scarica anche quella! Dodo mi insulta, avevo detto che le avevo caricate tutte. A questo punto penso di dover passare la notte in parete, ma il secondo volteggio nel vuoto di Dodo gode dell’esperienza del primo. Morale, usciamo dalla parete alle dieci mezza, con le frontali sulle statiche. E mentre salgo, col tramonto in arrivo, mi ricordo una frase di Oltre Il confine, di Cormac Mc Carthy, e decido di proporre agli altri il nome della via.

“…con il tramonto in arrivo. Abitando unicamente in quello spazio lenticolare nel quale il mondo appariva dal nulla e ricompariva nel nulla, con gli alberi, le rocce e le montagne che diventavamo sempre più scure, tutto compreso, e comprendendo solo il necessario e null’altro” Da “Oltre il confine di Cormac Mc Carthy”

di Fabio Palma

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vai alla relazione della Via Oltreconconfine

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Isolitudine, Gorropu, prima ripetizione e prima libera per Bubu Bole

Alla fine di giugno, Mauro “Bubu” Bole, con Simone Sarti, ha realizzato, in due tempi, la prima ripetizione e poi la prima libera di Isolitudine, via aperta nel ’98 da Icaro Demonte, Mirko Giorgi e Lorenzo Nadali nelle Gole di Gorropu, in Sardegna.

Alla fine di giugno, Bubu Bole, in compagnia di Simone Sarti, ha realizzato la prima ripetizione di Isolitudine, la via aperta nel ’98 da Icaro Demonte, Mirko Giorgi e Lorenzo Nadali sulla parete di Gorropu, in Sardegna.

Isolitudine è stata la prima via aperta sulla grande parete delle Gole, e conta 14 tiri per uno sviluppo di 480m, con difficoltà di A4 e 6b+. Dopo la prima ripetizione, Bubu ha “lavorato” i passaggi in libera del 6° tiro di 7c+, dell’8° di 7c e del 7° di 8b. Quindi, sempre insieme a Simone Sarti, ha effettuato la prima libera della via. Difficoltà proposte in libera: 6c, 7a+, 6c, 6c, 7a, 7c+, 8b, 7c, 6c+, 6b, 6b, 6b+, 5c, 6a.

Dice Bubu: Tutto è andato come da manuale quel giorno: non ho sbagliato niente, nessun appiglio si è rotto e la giornata era bella, fresca e ventilata… poi con Simone mi sono proprio divertito…

ISOLITUDINE di Bubu Bole

“I colpevoli sono Loro: Simone Sarti e Maurizio Origlia che sono riusciti a caricarmi come una molla perché tornassi in Sardegna dopo il meeting di Domusnovas per provare a liberare Isolitudine, la prima via aperta in Gorropu nell’estate del ’98 da Icaro Demonte, Mirko Giorgi e Lorenzo Nadali. 14 tiri per uno sviluppo di 480m con difficoltà di A4 e 6b+. Con Simone abbiamo fatto la prima ripetizione di questa via aperta in artificiale con protezioni classiche, che segue una bella linea che attraversa i punti più deboli della strapiombante parete del Gorropu.

Durante la prima salita non ho praticamente trovato niente a parte qualche piombo battuto, ma per fortuna nelle soste c’erano due bei fix da 10mm, che mi hanno dato la tranquillità di provare a salire in libera questi tiri, non sempre protetti adeguatamente.
Ho salito tutte le lunghezze a vista a parte il sesto, settimo e ottavo tiro, divenuti poi i più difficili.

Da come stavano andando le cose ho provato a salire a vista anche il primo dei tre, ma chiodare con una mano era troppo difficile e poi non avevo una gran scelta di chiodi, ed è stato meglio così, perché poi il settimo non l’avrei sicuramente salito al primo giro visto che poi è saltato fuori un bel 8b!

Sul terzo tiro duro, in traverso, invece non mi sono per niente divertito con quei diavoli di cliff… proprio perché non ero organizzato molto bene, anzi per niente: non avevo le staffe ma solamente una gran confusione di rinvi e cordini che mi servivano per appendermi sui cliff.

Fatta questa ripetizione, abbiamo sistemato della corde fisse, cosi Simone ha fatto ritorno a Cagliari per impegni di lavoro e io, sempre con il mio sistema (bloccante in vita e la corda fissa ripassata nei rinvii), ho iniziato a provare i passaggi di queste tre lunghezze.

Il sesto di 7c+ e l’ottavo di 7c gli ho risolti subito, mentre per il settimo tiro di 8b ho impiegato diversi giorni per riuscire a mettere in sequenza tutti i passi, anche perché ogni tanto mi usciva qualche chiodo e allora: su e giù per la corda statica per risistemare il tutto.
Dopo una settimana di sali e scendi, mi sono preso un giorno di riposo e poi, sempre in compagnia di Simone ritornato per l’occasione, siamo ripartiti dal basso per concatenare tutti i tiri in libera e in giornata. Tutto è andato come da manuale quel giorno: non ho sbagliato niente, nessun appiglio si è rotto e la giornata era bella, fresca e ventilata… poi con Simone mi sono proprio divertito.

In quei giorni passati nella gola, ho fatto anche l’ “altruista”… cioè ho tenuto la corda a Grazia Fenu, che aveva deciso di provare l’Hotel! Grazia era la prima volta che saliva su una via a più tiri… non sapeva fare niente… neanche legarsi alla sosta! Ma mi sbalordito per la sua tranquillità nel stare per aria… volare lungo. E poi non credevo che si tenesse cosi tanto… nonostante la sua bassa statura riusciva a fare quegli allunghi con i piedi sopra le spalle! Ogni tanto trovo delle scuse per la mia bassa statura… Ma dopo aver visto lei, è meglio che stia zitto!

Un giorno, Grazia mi ha anche seguito su Isolitudine… sgomenta mi chiesto cos’erano quei pezzi di metallo incastrati nelle fessure! Gli ho risposto che su quei cosi era meglio non volarci sopra! Però mi confidato che questa era una bellissima via, ma non come l’Hotel perché la roccia su Isolitudine è… marcia! Allucinato gli ho risposto: “Marcia questa! Ma qui siamo sul marmo… dovresti vedere le Tre Cime…”
Un bravo! va a chi ha aperto Isolitudine! Ci vuole coraggio a fidarsi di quei cavetti con il piombo. Non fa per me… io preferisco il pollice che spinge sull’indice… mi fido di più.”

di Bubu Bole

Gole di Gorropu (Sardegna)
Via “Isolitudine”
Primi salitori: Icaro Demonte, Mirko Giorgi, Lorenzo Nadali
dal 27 agosto al 3 settembre 1998
Sviluppo: 480 m – 14 lunghezze
Difficoltà originali: A4, 6b+
Difficoltà in libera: max 8b (tiro per tiro: 6c, 7a+, 6c, 6c, 7a, 7c+, 8b, 7c, 6c+, 6b, 6b, 6b+, 5c, 6a).
Nelle foto Bubu Bole su Isolitudine, Gorropu, Sardegna. ph Maurizio Oviglia

Portfolio
www.climbubu.com

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La Boule e altri boulder per Stefania De Grandi

Stefania De Grandi sale “La Boule” e la “Boulette” (7b), a Cresciano. In Valmasino, “Il figlio di Goldrake” (7a/b), “Vermut Striciut (7a), “Nipote di Goldrake” (7b/b+).

Stefania De Grandi, alla sua prima visita sui blocchi della Valmasino, sale flash “Il figlio di Goldrake” (7a/b) e “Vermut Striciut (7a), e poi ripete, al sesto tentativo, lo storico “Nipote di Goldrake” (7b/b+).

Poco tempo dopo, in visita a Cresciano, la De Grandi ripete “La Boule”, versione partenza in piedi (7c), impiegando tre giorni di tentativi ripartiti in diversi periodi. Nello stesso giorno Stefania sale anche la “Boulette” (7b).

 

Portfolio
arch. news La Boule recensione guida Cresciano Boulder

nelle foto, in alto Stefania De Grandi – ph planetmountain.com da sx: Stefania De Grandi su Nipote di Goldrake e La Boule – ph Luca Maspes

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Dhaulagiri 2005: tra incontri con i “ribelli maoisti” e la lentezza

6-7-8/04 Seconda puntata di Manuel Lugli dal trekking di avvicinamento della spedizione di Meroi, Benet, Vuerich e compagni al Dhaulagiri. Tra incontri con i “ribelli maoisti” e la serenità della lentezza.

Seconda puntata di Manuel Lugli dal trekking di avvicinamento della spedizione di Meroi, Benet, Vuerich e compagni al Dhaulagiri.

Tra incontri particolari (in)attesi con i ribelli maoisti nepalesi e il lento incedere verso la meta. A due giorni dal campo base l’impegno e la tensione per la salita è ancora lontano. E’ il momento della lentezza di assaporare ritmi lontani, per vivere la natura semplice c’è tutto il senso della scoperta, come attimo in movimento di un’altra dimensione (e vita) da esplorare.

LA VALLE DEL DHAULAGIRI
cronache d’avvicinamento al Dhaulagiri, tra incontri con i “ribelli maoisti” e la serenità della lentezza
di Manuel Lugli


Pokhara, 6-7-8 aprile 2005

Siamo dentro finalmente, nel cuore più vero del Nepal, la Myagdi Khola, la valle che conduce al campo base del Dhaulagiri. Camminiamo e non vediamo altro che volti neplaesi, non un turista. Passiamo villaggi di un lindore rincuorante e non incontriamo altro che case private, niente lodge, ristoranti o negozi. Quelli che c’erano li ha chiusi il crollo del turismo degli ultimi tre, quattro anni.

Per la verità, questo non è mai stato un itinerario frequentatissimo, specialmente se confrontato con i più famosi Khumbu e Santuario dell’Annapurna: l’ambiente è selvaggio, duro e va affrontato con un’organizzazione di cucina, tende, cibo, cuoco. Cosa che scoraggia molti. Il flusso di treks e spedizioni ora si è ulteriormente ridotto, con gli alpinisti che preferiscono volare su Jomsom o direttamente al campo base in elicottero ed i trekkers che si rivolgono, appunto, ad altre mete.

Questa è infatti la roccaforte dei Maoisti che a Dharapani danno il benvenuto con tanto di porta in legno sovrastata dalla bandiera rossa con falce e martello. Noi li aspettiamo. Sappiamo che li incontreremo, anche se non sappiamo quando. Arrivano, chiedono una donazione, rilasciano la ricevuta e se ne vanno. Tutto qui. A Muri finalmente facciamo conoscenza. E, un piccolo e compito rappresentante dell’NCP, cioè un Maoista. Non armato. Ci spiega quali sono gli obiettivi dei maoisti che, detto tra parentesi, controllano buona parte del paese, soprattutto est ed ovest. Quello che vogliono per il Nepal, una democrazia popolare e perché sono contro il re Gyanendra. Francamente ci sembrano tutte istanze ragionevoli se non addirittura scontate: risoluzione dei problemi delle popolazioni delle aree remote come assistenza medica, istruzione e sostegno allo sviluppo economico locale.

I governi che si sono succeduti, corrotti, e la monarchia non hanno fatto nulla per anni e la situazione si è fatta insostenibile. Come dare torto al nostro amico? Gli chiediamo del rapporto con i turisti; ci risponde che sono un patrimonio per le popolazioni delle aree remote e che saranno sempre i benvenuti. Alla fine gli versiamo la nostra donazione di 15 dollari (pro capite), “volontaria”, come ci tiene a precisare e lui ci rilascia una bellissima ricevuta stampata che riporta la bandiera rossa sul lato sinistro e i padri del comunismo su quello destro: Marx, Engels, Lenin, Stalin e, s’intende, Mao. A riprova del buon rapporto instaurato, alla sera il paese ci organizza una festa con balli e canti tipici Magar. Con la benedizione di Mao.

Certo non è tutto così idilliaco. Questa guerra ha fatto ormai 12000 morti in nove anni, nel silenzio totale dell’opinione pubblica e della politica internazionale. Ora due fazioni si contrappongono all’interno del partito maoista stesso: quella di Battarai, ideologo e filosofo del movimento, già membro del parlamento come rappresentante del partito comunista qualche tempo fa, che cerca la via politica, del dialogo e che dovrebbe avere il 60% dei consensi; e quella di Baburahm, che rappresenta l’ala armata e guerrigliera con il 40%. Purtroppo quest’ultima continua ad avere grande peso, determinando quella situazione di grande tensione che attanaglia il paese.

Dopo l’incontro con la Rivoluzione Nepalese, continuiamo a salire, in un ambiente sempre più grandioso, facendo soste per mangiare qualcosa, per un bagno tonificante nel fiume Myagdi o anche solo per ammirare le montagne che ci circondano. La lunga fila di portatori si snoda sui sentieri, a volte altissimi ed esposti, altre incassati in quella che è una delle gole più profonde del mondo e ci fa sentire come esploratori d’altri tempi, alla ricerca di una via impossibile per l’Eldorado. Siamo a quattro giorni dal campo base, a duemila metri di altitudine, e la quota vera deve ancora arrivare, così come l’impatto con la montagna più “seria”. Ma quasi tutti avvertiamo un magnifico senso di serenità che viene da questo procedere lento. Forse aveva davvero ragione Alex Langer quando invitava a ribaltare in “lentius, profundius, suavius” il celebre motto “citius, altius, fortius”: quante cose in più da vivere.

Manuel Lugli

Spedizione Dhaulagiri 2005 – presentazione Spedizione Dhaulagiri 2005 – primo report portfolio Luca Vuerich Nodo infinito news Meroi, Benet, Vuerich

Foto Manuel Lugli

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Piolet d’or 2004, i candidati

Sono state rese note le vie e gli alpinisti candidati per il prestigioso riconoscimento alpinistico promosso dalla rivistta francese Montagne magazine.

Tra bilanci e ripensamenti ormai è arrivato il tempo di chiudere i conti anche con questo 2004. Così, puntualmente, come ogni fine d’anno, è tempo anche per le candidature del Piolet d’or, l’oscar ‘francese’, promosso da Montagnes magazine, dedicato alle migliori realizzazioni dell’alpinismo internazionale nel 2004. In quest’edizione sono sei le nomination: sei salite nuove, o in parte nuove, da cui uscirà quella che, il 25 febbraio, sarà premiata a Grenoble come la migliore dell’anno.

Subito, nella lista di questo 14° Piolet, c’è da segnalare una bella novità, almeno per noi italiani. Proprio in cima alle nominations, infatti, c’è ‘Linea di Eleganza’, la nuova via aperta lo scorso febbraio da Elio Orlandi, Luca Fava e Horacio Codo, sulla parete NE del Fitz Roy. Una candidatura tutta meritata, che fa onore alla via, a chi l’ha salita e allo stile della realizzazione. Tanto più – sia detto per inciso – che si tratta della seconda volta che degli alpinisti italiani entrano nel rank dei finalisti (i primi furono, nel 2001, Bubu Bole e compagni per la loro via Women e chalck, in Trango).

Dalla Patagonia di Orlandi e soci si resta, non senza un po’ di sorpresa, in Sud America per la ‘Johan’s route’, la via aperta dagli sloveni Thomaz Humar e Ales Kozelj sulla grandiosa, e insidiosa, parete Sud dell’Aconcagua (6960m). Un’inclusione a sorpresa si diceva, non certo per il valore della via e soprattutto della parete, entrambe di spessore, ma piuttosto perché si tratta di una salita effettuata a fine dicembre 2003, quindi indubbiamente fuori timing…

Una nomina scontata, invece, è arrivata per il team russo che, con Alexandre Ruchkin e Dmitry Pavlenko, ha raggiunto la cima dello Jannu (7710m) lungo il missile della parete Nord. Una nuova direttissima che è costata, agli 11 alpinisti della squadra, ben 50 giorni di campo base e un rush finale con bivacco in porta-ledge oltre i 7000m.

Tra le top six figura anche ‘Arctic Rage’, la via che gli americani Kevin Mahoney e Ben Gilmore hanno aperto sulla parete Est del Moose’s Tooth, nell’Alaska Range. I due per salire in vetta al “dente d’alce” hanno dapprima seguito la via Dance of the Woo-Li Masters, aperta nel 1981 da Jim Bridwell e Mugs Stump, per poi proseguire con una linea autonoma. Da rilevare in questo caso, oltre alla “leggerezza” della spedizione e il territorio sperduto e freddissimo in cui hanno operato Mahoney e Gilmore, anche i due tentativi occorsi di cui il vincente durato tre giorni di puro stile alpino.

Via dell’ultima ora per la nomination n° 5. Si tratta di quella a Jean Christophe Lafaille per la recentissima (11 dicembre) salita, solitaria e senza ossigeno, della parete Sud dello Shisha Pangma (8046m) che il francese ha effettuato solo in parte per una via nuova: la sua è una variante che collega il couloir diretto, percorso dai britannici Vitor Sanders e Andy Parkin e poi da Simone Moro e i polacchi nel 2003, alla via dei britannici Scott-MacIntyre-Baxter-Jones. Indubbiamente una bella salita per Jean Christophe, anche se, come del resto in molti hanno già fatto rilevare, anticipa di 10 giorni l’inizio ufficiale dell’inverno e non può quindi essere considerata la prima invernale del 14° ottomila.

Infine, ma non certo per ultimo, chiude l’elenco Steve House con la sua velocissima e solitaria via nuova sulla SO del K7 (6.934m), in Pakistan. Poco più di 41 ore dal campo base e ritorno, passando per la vetta, per realizzare la seconda salita assoluta di questa montagna. Il tutto per 2700m di 5.10, ghiaccio a 80°, M6+, A2. Di certo una gran bella corsa!

Si sa, specialmente in alpinismo, i confronti sono sempre difficili, anzi spesso sono pure antipatici. Quasi sempre, poi, è impossibile essere unanimi nelle valutazioni. E’ difficile, insomma, trovare la super realizzazione che accontenti tutti, ma bisogna dire che il Piolet d’Or aiuta a definire dei parametri, dei raffronti per fare un punto sullo stato dell’alpinismo di punta. Per esempio, ad eccezione dello Shisha Pangma di Lafaille, nessun’altro 8000 risulta nella lista. Come del resto, a parte quella per i russi dello Jannu, non risultano nomination per spedizioni con molti componenti. Infine, tutte le segnalazioni riguardano vie nuove, o perlomeno in parte nuove come quelle di Lafaille e di Mahoney e Gilmore. D’altronde è un bel po’ di tempo che le frontiere dell’alpinismo si coniugano con salite nuove, leggere e in posti poco frequentati.

Il 25 febbraio, come detto, le premiazioni… Ne riparleremo.

archivio Piolet d’Or
Linea di Eleganga – Fitz Roy
Archivio Jannu 2004
Archivio J.C. Lafaille
Archivio House
Expo Grivel

NOMINATI PIOLET D’OR 2004
1. FITZ ROY 3440m – parete NE
Linea di Eleganza – febbraio 2004
VI, 6c/A3, M7 – 1450m.
8 giorni e 6 bivacchi in parete
Elio Orlandi – Luca Fava – Horacio Codo
2. ACONCAGUA 6960m – parete S
Johan’s route – dicembre 2003
6b/A2, ghiaccio 100°, M6 – 2500m
6 giorni in parete – stile alpino
Thomaz Humar e Ales Kozelj
3. JANNU 7710m – parete N
Diretta Russa – aprile/maggio 2004.
6b/A3+, M6 – 2100m.
50 giorni di campo base.
11 alpinisti, capo spedizione Alexander Odintsov
4. MOOSE’S TOOTH 3150m – parete E
Arctic Rage – 22/23 marzo poi dal 31 marzo al 3 aprile 2004
VI, A2, ghiaccio 6+ – 1500m
1° tentativo: 2 giorni. 2° tentativo e successo: 3 giorni – stile alpino.
Kevin Mahoney – Ben Gilmore
5. SHISHAPANGMA 8046m – parete S
Via Lafaille e Scott-MacIntyre-Baxter-Jones – 14 novembre au 13 dicembre 2004.
VII, ghiaccio 75° – 1300m + 1000m soit 2300m.
5 giorni per l’assalto con 2 notti a 7100m.
Jean Christophe Lafaille, solo, senza ossigeno.
6. K7 6.934m – parete SO
Via nuova – 24/25 luglio 2004
seconda salita della montagna
5.10, ghiaccio 80°, M6+, A2
41 ore dal campo base e ritorno
Steve House in solitaria.
Nella foto: il Fitz Roy con il tracciato di Line di Eleganza (archivio E. Orlandi)